Dalla finestra, luce e colori a inondare la stanza
Come acqua limpida di fiume di montagna, Si disperdono, si ricongiungono, rimbalzano, avvolgono, penetrano, Ogni angolo, ogni anfratto Creano lo spazio in cui lo sguardo si perde A cercare la storia del mondo già visto Delle stagioni eterne ora fuggite via Dei luoghi scoperti e poi scordati, Dei nomi così cari, E dei volti in cui specchiarsi e cercare risposte Forse solo illusioni, forse realtà. Il confine improbabile tra la percezione del mondo e la sua invenzione Tavolozza di forme accennate su cui stendere strati e strati di colore Colori morbidi, come il tempo che è passato Senza lasciare traccia Quel fiore osava germogliare con evidente insubordinazione e palese disprezzo della criticità dei tempi
Nonostante le raccomandazioni dei saggi, e i consigli a tenere un profilo basso e un atteggiamento consono alla gravità della situazione, lui perseverava senza incertezze nel voler proporre quelle sue forme fatte di armonia e colori garbati. Indifferente ed orgoglioso della sua bellezza incontaminata, ignaro dei commenti e critiche che lo accompagnavano, si mostrava nudo ed orgoglioso al mondo e al suo monotono grigiore. Nessuno badava a lui se non, di tanto in tanto, qualche bambino catturato dalla morbidezza di quei toni e dalla sua solitaria presenza. I sui occhi acerbi ancora capaci di brillare e cogliere d'istinto l'essenza di quell'estraneo che, senza chiedere alcun permesso, era venuto a ricordare la ricchezza dell'imprevisto, la forza del non atteso. Giurerei che anche qualche adulto fosse per un momento allontanato dalle contingeze e portato, almeno per un attimo, ad un livello di condivisione e comprensione ben differente. Giurerei di averne visto più d'uno rallentare il passo, distogliere lo sguardo tenuto fisso dalla fretta di una giornata di lavoro, e voltarsi quasi con sorpresa verso di lui, come fosse un amico ritrovato dopo tanto, o un ricordo di quelli che a volte prendono forma senza apparente motivo, e ti scaldano l'anima, e ti fanno uscire un sorriso. Giurerei d'averne visto più d'uno perdersi in quella parentesi imprevista. Ma labile era l'equilibrio, e brevissima la durata di quelle parentesi. Il mondo di sempre riprendeva la sua via e quel fiore, di chissà quale specie, rimaneva discretamente in disparte. A testimoniare la perenne solitudine della bellezza. Voglio l'aspro di una terra di confine, l'odore del mare all'alba, l'imprevisto del vento a cambiare progetti e destinazioni
Voglio Lo schiaffo delle onde, il tormento di una spiaggia bollente e dei suoi sassi a ferire i piedi nudi, il silenzio delle notti d'estate inquinate di stelle e d'amore. La sensazione indefinibile della rugiada in un prato quando ancora il giorno deve scrollarsi la notte di dosso, la vertigine di uno sguardo che penetra l'anima, il brivido lungo la schiena di un'emozione inattesa e la confusione che questa lascia dopo aver frantumato ogni senso comune Vengo da terre aspre, coltivate e sopportate con fiero orgoglio e mesta consuetudine.
Caparbie esperienze di altri in giorni lunghi e storie contadine Un paese spezzato e con pazienza ricostruito Porto con me le storie di mille e forse più, sconosciuti e dimenticati al metro della storia eppure solidi come roccia, forti come le piogge in inverno, gentili come la brezza leggera che muove il grano a giugno Da costoro vorrei aver imparato, a costoro devo con orgoglio ciò che sono e ciò che ho voluto non essere Appunti disordinati sul quotidiano girovagare per vie antiche in tempi instabili
Tentativo di eludere per qualche ora la blasfemia del mondo e le sue distopiche prospettive. S'incastrano linee e forme in sinuosi susseguirsi di gradazioni d'ombra e singulti di luce. Morbide avvisaglie di sagome ancora da svelare o improvvise e quasi indecenti affermazioni di colore a colpire lo sguardo ormai abituato ad un pacato equilibrio tonale. Forme come esperienza del vissuto, come espressioni grammaticali di un presente affondato ed incastrato nella storia del luogo e nelle sue leggende più o meno note ma certo presenti nella stessa aria che respira in certe notti. Un presente specchio semitrasparente di epoche e stagioni di vita, eco di generazioni senza nome di cui a tratti si hanno flebili ricordi e tracce. Forse intuizioni, forse linearità temporali spezzate per un attimo in cortocircuiti inattesi. Forme e linee che si accumulano e compattano in spazi angusti e scuri, si aprono in viali ordinati, esplodono in piazze finemente decorate baciate dalla luce abbacinante del giorno, si insinuano nelle vie laterali, si incrociano, si supportano e sopportano a vicenda e costruiscono quell'agglomerato contorto e a volte caotico, quasi un labirinto, che è l'anima del luogo. Posso solo dirti che i tempi sono cambiati e alla fine è solo questione apparenze.
E se anche gli specchi rimandano storie piatte ma splendenti, sembra comunque che troppi passi siano stati fatti, e i confini una volta labili ed elastici abbiano alla fine compreso il ruolo che loro compete e il senso della separazione cui devono attenersi per legge naturale. Ciascuno ha di che parlare, e non sarà certo un uomo sottile a fare della sua ballata una nuova stagione di vita con ammalianti prospettive sempre a portata di mano. Vedo nuvole di un autunno pigro addensarsi lente all'orizzonte. Cumularsi e concentrarsi in attesa di benedire la terra con una pioggia lenta e pacata. Suppongo siano altrove le metodiche gesta di tanti che hanno imparato a cogliere occasioni ed imbrigliare frammenti di vita in collane di eventi da condividere all'inizio di ogni giorno. Avatar impietosi ricordano quanto sia fragile essere, e quanto vero possa essere il solo apparire scambiato per essere. Confusione. E allora, posso solo dirti che i tempi sono cambiati, ed è difficile oggi leggere dai tuoi occhi il senso del mondo che sempre sapevi darmi. Notte d'estate
Sfrontata bellezza Insidiosi percorsi in attesa dell'alba Altrettanto bella, dicono Per ora è solo questa notte che io respiro, e vivo Come paradiso mai avuto Sogno incompreso Deja vu di vita vissuta E amata Vuote sono le strade
Vuoti i giardini le piazze gli incroci Semafori a regolare il niente Rosso, tempo d'attesa Verde, giallo, rosso Colori fondamentali in ciclico eterno perverso ritmo Indicazioni e suggerimenti dai grandi schermi al plasma Messaggi led consigliano ed informano Adesso ora sempre Il meglio comunque Per te e per il tuo futuro Individuo unico essenziale indispensabile Frutto cui tutto va dato, comunque Il silenzio si avvolge in trame leggere lungo i viali Sale verso il centro assecondando ogni curva Lento e tenace come lo erano i bus semivuoti di epoche andate Al tramonto potresti sentire fiotti di pensieri farsi troppe domande Su un mondo dove la confusione è un'idea vincente E gli adepti di nuove religioni si raccolgono urlanti per i riti dovuti Dove in roghi virtuali sono bruciati i nuovi nemici del giusto E osannati gli eroi in giacca a cravatta che illuminano il futuro Flussi di elettroni in processori arm a 64 bit Manciate di nanosecondi in disperata ricerca di dati Da filtrare ponderare ottimizzare presentare Nessuna ragione più forte della ragione stessa Sorgente e destinazione, motivo e mezzo e fine Come la vita In semplice ripetizione di se stessa Autoconservazione e riproduzione il solo scopo I tavoli del bar all'aperto Una tazzina da caffè vuota, Un portacenere Un giornale dimenticato Immagini e parole sbiaditi dal sole Tracce di passaggi non chiari Ipotesi di situazioni e ragioni non suffragate da prove Indizi, solo indizi di qualcosa che ancora sfugge La superstizione appena dietro l'angolo Si fa sempre più spavalda Il ghigno puoi già vederlo ripetuto e amplificato Medioevo prossimo venturo lo hanno già chiamato Gimme a reason for you watching me
Gimme a reason why I shouldn't talk to tell you what you already know so well Deep in your heart, deep in your soul Hidden, yet so evident It matters not, you say I can cope with that, you say It matters a lot I say And it is worth to tell and it is worth to listen to Don't let my words fall short in the hot air of another summer Gimme a reason to keep my head up And let me be proud of how we kept the time apart while wandering so many paths and roads Under so many names, so many faces Confused by so many languages and cultures My forehead so often wrinkled Myths and legends Before coming here Where my country lies On a December day, when the earth awakens, and the air is cold, and the breath still uncertain and slow.
On a December day, filled with the excitement and joy of a brand new day in a mystical yet sour land, where stories of saints and knights tell of ancient times and different men. A sour land where a gentle wind blows through the branches, and tell of myths never forgotten. On a December day, where a shy sun begins to warm up the air |
AuthorStories and novels, stories and shades of words. Sapphire can be a voice, a whisper, a night talk. Colours in words, words merged and melted with pictures. Words as colours, words as shapes sometimes overlapping with the visual experience. A different way to see the world or, maybe, just the very same way using different tools and finding different paths. Archives
November 2018
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