In the wake of sapphire
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India

New Delhi, Trivandrum, Noida. Diversi i tempi, diversi i modi. Città e luoghi appena sfiorati, Pagine sfogliate velocemente cercando prima di osservare poi in qualche modo di capire e cogliere il ritmo di un mondo decisamente nuovo.
Nessuna pretesa di coerenza stilistica o formale, nessuna pretesa di reportage o particolare interesse in questa pagina dedicata all'India. Solo ed esclusivamente "appunti", in forma di immagini e di note, presi durante alcuni viaggi di lavoro dove il tempo non era certo destinato alla fotografia. 
Not a reportage. Simply travel notes and images taken during business trips to India. Different places, different periods of time, different conditions.  So, at the end, simply a glimpse to Noida and New Delhi, Trivandrum and some other cities.
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La luce filtrava dalle tende leggermente socchiuse della finestra sulla veranda. Fuori il mondo si stava svegliando e regalava con indolenza i primi rumori e suoni che da soli definiscono l'inizio di ogni nuovo giorno. Il cinguettio degli uccelli nelle siepi che costeggiavano i bungalow si confondeva con il brusio sommesso dei primi ospiti che uscivano e del personale che iniziava le sue attività nel giardino e nei viali.
Mi voltai di lato, lentamente. Con gli occhi ancora chiusi allungai la mano cercando a tentoni l'interruttore della luce. Non lo trovai. Provai ancora, allungandomi di più: nulla. Mi fermai un attimo, una lungo attimo per riprendere la cognizione del mondo. Aprii gli occhi incerto. Le grandi pale del ventilatore che spuntava dal soffitto non facevano parte dei miei ricordi,  non mi appartenevano. Il soffitto bianco con travi di legno a vista mi era altrettanto estraneo. 
Chiusi di nuovo gli occhi respirai piano. Frammenti di immagini iniziavano ora a prendere forma. Roma, Monaco...niente di tutto questo. “India, sono in India per la miseria!”. Tutto era di nuovo al suo posto, la realtà mi stava salutando con i colori e l'odore di questo hotel in Noida, appena fuori da New Delhi. I sogni erano già rientrati nella dimensione grigia ed elastica dei ricordi imprecisi e delle sensazioni soffiate via da una manciata di minuti di coscienza.
Mi alzai e mi avvicinai alla veranda. Allontanai la tenda socchiudendo istintivamente gli occhi colpiti dalla luce già forte della mattina. Il verde dei prati da golf era fin troppo perfetto se paragonato ai palazzi approssimativi e poveri che si vedevano oltre la recinzione dell'hotel. Le piante intorno, la vegetazione curata e il laghetto costeggiato dai viali, facevano di questo luogo un piccolo paradiso.
Poco lontano, dei ragazzi molto giovani, con i soliti jeans e camicia chiara a marcare ancor di più il loro volto scuro, pulivano con cura i piccoli viali che portavano dai bungalow alla reception. Discreti, attenti eppure invisibili, appena guardavano i clienti che si avviavano alla sala pranzo per la colazione.
Chiusi la tenda e mi avviai al nuovo giorno.
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Ascolta il linguaggio nascosto di questa terra, le sue arie, i suoi motivi cantilenati. Ascolta la voce sommessa che ti giunge dalle strade e dai vicoli laterali, il chiasso assurdo e dirompente di un traffico inatteso e di per se stesso grandioso, quasi un inno all’umano disordine e chaos. 
Leggi tra le righe degli sguardi, ora fieri ora umili, di uomini e donne così diversi da te, lascia che la luce calda di questa sera d’oriente scriva pagine di vita e storia ben più profonde e vere di ogni pagina scritta, di ogni racconto, di ogni storia. Respira a fondo l’odore aspro di quest’aria inquinata di odori e di esperienze, di attese e di sofferenze mescolate ed unite a diversi e differenti ragioni ed amori, nuovi modi di capire e amare, forgiare le proprie giornate trascorse all’alba di una nazione forse solo ora veramente consapevole di se. Ascolta, guarda, osserva, senti e fatti trascinare, fatti corrompere da tutto questo.
Lascia le tue convinzioni e giudizi, allontana le considerazioni che sempre ti accompagnano, abbandona per un attimo il tuo essere e il tuo mondo. Di nuovo, ascolta, guarda, osserva, senti e fatti trascinare, fatti corrompere da tutto questo.
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Due giorni. Solo due giorni sono bastati per abituarsi a tutto, per trovare normale quella lunghissima file di baracche lungo la strada principale, per non stupirsi più per quelle tende appena prima dei bianchi palazzi della zona industriale.
Due giorni sono bastati per reggere lo sguardo penetrante ed insieme irriverente o tristissimo di un bambino seminudo all'angolo della strada. Scalzo come sempre. Con gli occhi neri, i lineamenti dolci e i capelli arruffati.
Due giorni sono bastati per imparare che un nugolo di ragazzini, all'angolo della strada o appesi alla porta di un bus che arranca sulle vie sporche della città,  può all'improvviso volgersi verso di te e salutarti con gioia, ondeggiando le piccole mani e sorridendo di gusto, dal fondo del cuore.
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I tre monaci camminavano lenti sotto il sole ancora caldo di fine pomeriggio. In silenzio avanzavano verso di noi. Si fermarono un attimo per osservare qualcosa che a noi era invece nascosto. Parlarono un attimo, poi ripresero a camminare. Li fissai a lungo, con quei loro abiti colorati e quelle barbe lunghissime.
Mi avvicinai, cercai di stabilire un contatto. Con i gesti cercai di spiegare che volevo fare delle foto.
Non ero sicuro fosse corretto, in fondo non avevo idea di chi fossero, di quali fossero le regole note e sconosciute in questa parte di mondo.
Mi guardarono un attimo, solo un attimo. Il tempo di capire e si misero subito vicini pronti per una foto. 
Ci salutarono con discrezione prima di allontanarsi di nuovo.
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Valter Scappini ©  2015 - All rights reserved  - valter.scappini@gmail.com

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