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Diaries

28/6/2015

 
Il quartiere di Alfama è ancora più povero rispetto a Bairro Alto. 

A tratti la sensazione di essere in qualche parte remota della Turchia. Qualcosa di simile, sebbene le differenze siano evidenti. Guizzi di ricordi non perfettamente centrati, agganci irrazionali che per un attimo attingono ai ricordi e li associano a qualcosa che è comunque diverso. 
Altre volte l’immagine di una periferia americana in un film di secondo ordine. 

Poi le insegne in portoghese, i cartelloni della pubblicità, i mille messaggi grandi e piccoli della città ti riportano alla realtà di un paese sconosciuto e con una sua personalità che solo la non conoscenza ti fa associare ad altro, altrove visto. 

Primi passi per acquisire, se possibile ed involontariamente, gli elementi di un nuovo linguaggio fatto non solo di parole ma anche di luci, gesti, architetture.
Immagine
E’ disteso su una collina, Alfama. E la collina è solcata, quasi graffiata da strade, vicoli tortuosi,  scalette ripide e lastricate di pietre. Viuzze che sembrano avvinghiarsi alla collina, avvolgersi ad essa nel tentativo di raggiungere il cielo. 
Mucchi di immondizia o semplicemente resti di qualche pranzo approssimato contornano molti di questi luoghi.  D’altra parte questa è la città vecchia e povera, forse arrabbiata, forse rassegnata o forse niente di tutto questo. Meno celebrata rispetto alle controparti ricche e nobili, meno frequentata di altre zone più blasonate, ma forse proprio per questo più interessante. 
Luoghi meno appariscenti, luoghi dove è più facile respirare quello che si crede e si spera possa essere una sorta di spirito del luogo. Rumori, viste, sensazioni del tempo, atmosfere. La storia fatta di piccoli eventi incastonati in eventi più grandi e qualche volta, raramente, percepiti almeno in parte.

La vista che si ha della città è tanto più bella quanto più si sale. Apparentemente senza fine, sembra guidata dall’azzurro del cielo, una sorta di mare al contrario in cui galleggia effimera e imprecisa qualche nuvola bianc. Una bellezza che contrasta con l’aspetto trasandato, trascurato e volte sporco che a momenti ti si presenta, all’improvviso e senza mezzi termini, appena dietro l’angolo della via.

Eppure tutto questo è solo un parte di quello che si avverte. Camminando lentamente lungo queste vie strette e pochissimo frequentate, salendo questi vicoli baciati dal sole, si è avvolti dai colori delle case che contornano le vie stesse. Una tavolozza di suggestioni decise e particolari. Un clamore di colori vorrei dire. Un serie di note, di timbri e tinte a tratti squillanti, a tratti morbidi o spenti. Un ritmo ci deve essere un ritmo in questo fluire di colori, in questa che è certamente una sinfonia, una musica in cui le note sono le frequenze elettromagnetiche del visibile. Lo cerchi allora questo ritmo, un po' alla volta ti sembra di trovarlo, di agganciarlo. Poi all’improvviso, tutto cambia. E la ricerca riprende da zero. 
Pareti colorate quindi. Dal giallo al blue al rosso, con tutte l variazioni del tempo e dell’incuria, della ristrutturazione e dei lavori in corso. Edifici orgogliosi o tristi tutti comunque con il loro particolare colore. E quindi di nuovo giallo e poi blue e poi rosso. In alcune l’intonaco semplicemente un pallido ricordo di tempi certo migliori, in altre dei teli bianchi a coprire impalcature al momento vuote, detriti e mattoni accantonati e in attesa di essere usati, in altre ancora un aspetto discreto e distinto, quasi un mondo a parte nello stesso spazio di poche decine di metri. 
Pochi passi ancora. Ruderi e tetti sfondati ad interrompere le strutture abitate. 
Appena dietro, sotto, i monumenti della città turistica e ricca. Scendendo ancora con lo sguardo lungo la collina, si incontra il mare azzurro, tranquillo e piatto. Un dipinto luminoso, solcato dalla scia bianca delle navi.

Una situazione quasi irreale. Nessuno ad attraversare questi vicoli. Un silenzio strano per essere in una città. Un carosello di colori difficile da descrivere e che è ben di più di una semplice rappresentazione visiva, tanto meno fotografica.
Cielo e mare a confondersi all’orizzonte. 
Quei momenti in cui tutto sembra in equilibrio per lo spazio di un respiro. 
In tutto questo, a tratti, quella sensazione di degrado che stemperava il senso di quella bellezza dandole un sapore diverso. 
Odori intensi e piacevoli riempivano l’aria calda, ti avvolgevano e poi svanivano portati via dalla brezza.
Il silenzio cominciò lentamente a riempirsi di suoni man mano che salivo. Quasi impercettibili all’inizio, quasi solo un’idea nell mie orecchie, poi un crescendo di note finalmente evidenti e chiare. Una finestra aperta, una musica portoghese che si diffondeva nel vicolo. Una musica dolce e malinconica, un velo di accennata tristezza a blandire i colori della via e il caldo di quella giornata. Il Fado che proprio questo è: rappresentazione musicale del destino, della vita, della passione.


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    A general blog, but still personal. The name as a tribute (my tiny, personal one) to the Crimson King. No specific matter, no specific path or target to be followed or reached.  A space where to collect events, ideas, perspectives coming from the world around, but still under my own control.

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