Citania de Briteiros è un antichissimo insediamento di popolazioni locali, i Celtiberi. Un villaggio di vari secoli precedente l’era cristiana, dove i resti più antichi sembra siano datati IV secolo A.C. La sensazione di avere già visto tutto questo: ecco cosa ho provato nel trovarmi di fronte a queste vestigia incredibilmente simili ad altre già viste in Irlanda e Scozia. In effetti ci sono fortissime influenze Celtiche nel modo di costruire le case, le fortificazioni, i villaggi. E le analogie saltano agli occhi. La pioggia continuava insistente a rendere più precario il tutto, i miei sandali erano completamente inzuppati e i miei piedi galleggiavano nell’acqua raccolta camminando tra l’erba intorno a quello che rimane di quelle antiche costruzioni. All’ingresso del villaggio si passava necessariamente per una sorta di snack bar dove i volenterosi turisti erano chiamati a pagare una sorta di pedaggio, un biglietto d’ingresso, per entrare in quella terra dimenticata e poter poi, al ritorno fare dotte disquisizioni sul loro originale e particolare viaggio.
Avvicinandosi tra pozzanghere e un acciottolato fin troppo scivoloso, si veniva prima circondati, poi investiti e quasi travolti da una musica ad altissimo volume. Tanto alta che, quando finalmente si giunse all’ingresso del bar, fu necessario urlare per chiedere al custode il prezzo del biglietto. La persona di fronte a noi, che doveva per forza essere il custode non essendoci alcun altro a vista d’occhio in alcuna direzione, era a dir poco originale. Il berretto che indossava era effettivamente quello classico di ogni custode in ogni parte del mondo o, comunque molto simile a quanto ci si potrebbe aspettare. Tutto il resto era però molto diverso: in particolare un giubbotto e pantaloni di pelle decisamente nello stile Elvis Presley, e non mancavano poi medaglie e medaglioni che spuntavano un po' dovunque. La stanza era modesta ed arredata sommariamente. una sorta di divisorio creava un angolo bar dove una macchinetta da caffè faceva bella mostra di sè dando qualche speranza a chi, come me, aveva in quel momento bisogno di qualcosa di caldo da bere. Sulle pareti alcune foto do Elvis, delle indicazioni per i turisti, qualche cartolina appesa. A lato dell’ingresso un divano letto era tutto quello che serviva per il riposo del giorno e il sonno della notte. Dalla finestra della parete di fronte si scorgeva la collina nebbiosa e umido con in primo piano, appena fuori dalla casa, una moto blu, stile easy rider. Una piccola Gilera 50cc. Fuori la pioggia leggera continuava a scendere con infinita pazienza e costanza. Mi guardai intorno un attimo poi chiesi un caffè. La musica era ora molto più bassa. Qualche attimo di silenzio reciproco poi un po' alla volta si iniziò a parlare, anche se le difficoltà erano evidenti dovendo mescolare italiano, inglese, portoghese per tentare di superare la barriera linguistica. E quindi un po' alla volta, in cerchi concentrici partendo dai rispettivi luoghi di vita, Italia e Portogallo per arrivare a quel luogo, a quel tipo di lavoro, all esse giornate. Quello snack bar era la sua vita,nel vero senso della parola. Viveva lì in funzione del suo lavoro, sempre e completamente da solo. Unico svago, a volte, un giro in moto per la collina e, sempre, la musica a tutto volume. I turisti, non molti per la verità, erano il suo solo contatto umano, per quanto lo si possa considerare tale. D’altra parte con una famiglia da mantenere non poteva permettersi di andare troppo per il sottile. Lavoro e solo lavoro, isolato in un villaggio di migliaia di anni fa. Comments are closed.
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AuthorA general blog, but still personal. The name as a tribute (my tiny, personal one) to the Crimson King. No specific matter, no specific path or target to be followed or reached. A space where to collect events, ideas, perspectives coming from the world around, but still under my own control. Archives
February 2020
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