A distanza di anni, il materiale raccolto in Tanzanie e Ruanda è in qualche maniera "maturato", si è "allargato" e distaccato dalla specificità dell'approccio iniziale ed è diventato non più un reportage nel senso classico del termine, quanto una sorta di "visione" personale, parziale, positiva di un luogo che non esiste realmente ma potrebbe esserlo, e potrebbe essere un luogo di grazia, di equilibrio in cui gli sguardi dei visitatori si incontrano, incrociano, interagiscono con quelli degli abitanti.
Il nome GraceLand, vorrebbe rimarcare ancor di più quell'idealità di luogo, quella sorta di sogno di esistenze e vite non piegate dalle contingenze crudeli e difficili di tante parti dell'Africa. Vuole essere, GraceLand, una vista diversa su una parte di quel mondo che conosciamo solo in maniera negativa per il tramite dei media nel momento in cui si consumano drammi e sofferenze. Non è quindi un reportage, non ha la pretesa e non vuole presentare in maniera neutra una condizione, una situazione od evento. Piuttosto è una personale, "complice", sentita, certamente amata, esperienza personale fatta di sensazioni, conoscenza della storia dei luoghi, prospettive ed attese sperate per quegli stessi luoghi e popolazioni. Proprio per questo la fotografia ha ceduto in qualche modo il passo alla pittura, ne ha chiesto la presenza, i tratti, le tecniche e le modalità creative. Così come la fotografia mantiene comunque un contatto ancora diretto con le fattezze di luoghi e persone, la pittura ne rappresenta invece una sorta di elemento "altro", in qualche modo complementare, con il quale incontrarsi e confrontarsi in una sorta di continuo rimando tra realtà, ricordo, invenzione. I personaggi che si incontrano nel percorrere le strade di terra rossa del nostro villaggio immaginario (non più Tanzania, non più Ruanda) sono tanto veri quanto quelli creati dalla pittrice che ha "esplorato" i volti, l’anima, le storie di ciascuno di questi uomini, donne, bambini rappresentati nelle foto, e ne ha creato un nuovo habitat fatto di variazioni delle situazioni, di completamento dei gesti, delle azioni, delle espressioni. Ha allargato la prospettiva del villaggio, lo ha popolato di personaggi nati dai primi e che ora con essi convivono. E quindi fotografia e pittura a creare un percorso unico nel quale il visitatore è trasportato e coinvolto, nel quale diventa egli stesso parte attiva ed essenziale con il gioco di sguardi e le domande che si porrà nel dialogo silenzioso con ciascuno dei protagonisti di questo viaggio. Comments are closed.
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AuthorA general blog, but still personal. The name as a tribute (my tiny, personal one) to the Crimson King. No specific matter, no specific path or target to be followed or reached. A space where to collect events, ideas, perspectives coming from the world around, but still under my own control. Archives
February 2020
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