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Ruanda

15/3/2014

 
Immagine
I colori d’Africa non possono essere descritti: vanno visti e vissuti. La luce e i suoi timbri, i giochi di ombre a creare ora distacchi netti ora incredibili sfumature: tutto questo ha bisogno di occhi per vedere e non di parole per descrivere. Sono i colori, insieme alla musica, insieme alle danze tradizionali a definire in maniera determinante la cultura e le tradizioni di queste terre.
Spostandoci in città, verso il centro di Compassion per il primo degli incontri previsti, era questa sinfonia di colori a darci il benvenuto in questo primo giorno in Ruanda. Ed erano questi colori, questa vera e propria gioia per gli occhi, a dare il senso di come la vita possa superare qualsiasi ostacolo, per quanto grande. Solo venti anni fa qui si è consumata una delle peggiori pagine che la storia ricordi.
Eppure adesso, ora, percorrendo queste strade, guardando la gente indaffarata, le case colorate, i tantissimi giovani e bambini e madri, ti rendi conto che questo paese ha ripreso il suo posto nella comunità internazionale, ha cacciato i demoni del passato e ha intrapreso una strada difficile ma che ha dato moltissimi, positivi frutti.
Compassion ha avuto un ruolo determinante in questa fase, e il suo supporto all’infanzia ha permesso di dare non solo quanto necessario a poter uscire dall’indigenza, ma anche una vera e propria prospettiva di futuro per le famiglie e i bambini.
Il centro Compassion RW250-Kimisagara è a pochi chilometri dall’hotel ed è stato il primo vero incontro con Eugene Bahire e il team che lo gestisce. L’accoglienza non poteva essere migliore e il piacere di trovarsi a condividere idee, prospettive, punti di vista ha dato il via alla visita del centro.
Abbiamo avuto modo di incontrare 3 diverse classi delle scuole primarie. 
Ogni volta è un insieme di sensazioni nette, immediate. Un gioco di sguardi reciproco, una iniziale difficoltà a comunicare per via della lingua ma insieme un grandissimo desiderio di farlo. E naturalmente sono loro, i bambini, a rompere veramente il ghiaccio per primi. A volte è un sorriso, a volte un saluto con le mani, a volte un vero e proprio venirti incontro, stringerti la mano o abbracciarti, regalarti un disegno, cercare di parlare con te.

Una breve introduzione, i nostri nomi, qualche nota sulla struttura scolastica del paese e su come Compassion gestisce i vari programmi di supprto. Poi di nuovo le lezioni e noi ad assistere e fare delle foto. E l’idea iniziale di una “documentazione” lascia subito il passo al piacere, al gusto, di vedere questi piccoli ed i loro docenti parlare, andare alla lavagna, rispondere alle domande.

Ma il momento per noi speciale è stato il saluto che hanno voluto farci con dei cori e dei balli all’interno dell’aula. Sorridevano mentre danzavano, questi bambini dagli occhi grandi e limpidi. C’era una gioia naturale, istintiva, senza confini e senza remore in quegli occhi. E potevi capire da questo come il passato fosse stato davvero sconfitto, e il futuro fosse di nouovo tornato a parlare agli uomini di questa terra.

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    A general blog, but still personal. The name as a tribute (my tiny, personal one) to the Crimson King. No specific matter, no specific path or target to be followed or reached.  A space where to collect events, ideas, perspectives coming from the world around, but still under my own control.

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