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A parlare di felicità

19/9/2015

 
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Immaginiamo di calare un concetto difficile, effimero, mobile e sinuoso come la “felicità” in un contesto diretto, minimo, ben definito nel tempo e nello spazio.
Immaginiamo per un attimo di chiederci non cosa sia la felicità e come possa essere rappresentata, ma di capire se può esserci felicità nelle vite quotidiane di altri e nelle prospettive che si possono aprire nel futuro dei singoli e delle comunità cui questi singoli appartengono.
Immaginiamo di mettere da parte sofisticati discorsi teorici che lasciano il tempo che trovano e immaginiamo di chiederci se la felicità non possa in qualche modo essere presente, comunque, in contesti diversi dal nostro, nel momento presente, a prescindere dalle condizioni al contorno

Ed immaginiamo anche di chiederci se la felicità stessa non possa essere costruita, in qualche modo preparata, da tante piccole azioni quotidiane, apparentemente anonime ad una prima osservazione, ma certamente di ben altra valenza e spessore se colte da prospettive diverse.

Immaginiamo tutto questo, allontaniamo per un attimo le consuete sovrastrutture e categorie mentali che regolano il nostro quotidiano e semplicemente lasciamo che siano le piccole cose intorno, i momenti ad essi legati, le interazioni e relazioni con gli altri e il resto del mondo ad amalgamarsi spontaneamente e ad assumere ai nostri occhi quel valore che prima non eravamo in grado di cogliere.

Lasciamo che sia la vita stessa a parlarci di sé  e della felicità.

Non sarai mai felice se continui a cercare in che cosa consiste la felicità. Non vivrai mai se stai cercando il significato della vita. 
Albert Camus.



(Testo introduttivo alla mostra “L’invisibile filo della felicità” da tenersi a partire dal 31 Ottobre 2015 a Citerna. Collettiva che raccoglie i lavori dei membri del Circolo Fotografico Tifernate)

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