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Enrico Milanesi - Nel silenzio della luce

7/8/2015

 
Immagine
Foto: Enrico Milanesi
"Nel silenzio della luce" è il titolo di una mostra realizzata nell'Ottobre 2009 da Enrico Milanesi e dedicata alla clausura e alla vita nei monasteri dell'Alta Valle del Tevere. Nel caso specifico la mostra nasceva dall'esperienza di Enrico all'interno del convento di Santa Veronica Giuliani a Città di Castello. Questo è stato il primo passo di un cammino non ancora concluso e che ha portato Enrico alla realizzazione del libro "Abbracciata al Crocifisso" e ad una ulteriore ricerca/esperienza presso il monastero di Monte Corona di Umbertide.
Di seguito il testo introduttivo al libro. 
Una via del centro, come tante. La percorri non badando quasi a lei, senza particolari coinvolgimenti, nè emozioni. E come potrebbe essere altrimenti?
Nulla in questa via XI Settembre mi trasmette particolare bellezza o ricordi o comunque sensazioni degne di nota. Ben curata, pulita, a suo modo discreta con i suoi piccoli negozi e le mura dipinte di colori delicati e armoniosi. Un pò di traffico, auto parcheggiate ai lati, il solito via vai di persone. Si fermano, si salutano, parlano tra loro, gettano un'occhio alla vetrina di uno dei tanti negozi, parlano al cellulare. Scene di vita consuete, in un giorno qualsiasi, in una via del centro.
Eppure lungo questa via, al numero 21, c'è un piccolo portone in legno scuro, e una sorta di finestra, essa stessa in legno. Una targa in marmo porta la scritta: Monastero Santa Veronica Giuliani-clarisse cappuccine. E allora rivedi un attimo tutte le considerazioni appena fatte. Ti rendi conto che questa via non è per nulla come le altre, e che quelle mura che ne definiscono il percorso hanno una valenza particolare.
Una sorta di bordo, un vero e proprio confine che separa la città da quel luogo sacro dove queste donne hanno scelto di vivere seguendo la regola di S.Chiara.
Una linea di confine tra due mondi apparentemente separati, distanti e disinti, eppure a strettissimo contatto tra loro e da sempre in reciproca relazione.
Il monastero di S.Veronica Giuliani a Città di Castello. Un monastero di clausura al centro di una città piena di vita, moderna, attiva.
Apparente contraddizione, difficile coesistenza, netta separazione, incongruenza o cosa? Quando si parla di religione e dei suoi aspetti troppe volte si parte da pregiudizi e si finisce in breve tempo a sposare considerazioni e valutazioni il più delle volte superficiali e sbagliate.
Tra i tanti aspetti la clausura è forse uno dei più difficili da trattare. Per sua stessa natura, agli occhi di un osservatore esterno, questa scelta sembra una vera e propria forzatura, una azione contro la naturale necessità dell'uomo di dialogare e stabilire legami e contatti com i propri simili, una sorta di comportamento “asociale” che non trova giustificazioni o motivazioni razionali se non una voluta e discutibile fuga dalla realtà, un fuggire dal mondo e dalle sue insidie. 

A tutto questo si aggiunge la non conoscenza delle regole e della vita all'interno dei monasteri, con la conseguente, ulteriore diffidenza e i potenziali pregiudizi che ne derivano.
Se volessimo fare una metafora, potremmo dire che quel muro è la rappresentazione fisica di un nostro limite intellettuale, del nostro camminare lungo una striscia, un bordo oltre il quale non ci è concesso andare. E' la nostra Finis Terrae, quella “fine del mondo” conosciuto cui si trovarono di fronte le legioni romane quando giunsero in Galizia, nell'estremo lembo del continente europeo. Il sole tramontava affondando nell'oceano, ed oltre c'era solo il mistero e il suo fascino. Nulla poteva essere fatto se non osservare quel confine ed immaginare.

Questo il senso principale del lavoro di Enrico Milanesi: oltrepassare quel confine fisico e culturale, entrare in quel “nuovo mondo”, scoprirlo, conoscerlo e farlo conoscere.

Enrico quindi ha voluto aprire quella porta, percorrere quei corridoi, parlare con quelle sorelle, osservare i luoghi, ascoltarne il silenzio, percepire le voci che il silenzio sempre porta con se e che sanno narrare ed avvolgere ben più delle parole. Ha avvertito la ricchezza e fascino di questo mondo differente e poco conosciuto. Ha sentito come solo gli artisti sanno fare, la potenzialità narrativa, umana e spirituale, di questo universo ed insieme l'importanza di permettere ad altri di avvicinarsi a tutto questo.
La fotografia non è più solo documentazione sociale e storica per definire un aspetto importante della storia di Città di Castello, ma diventa un elemento di scoperta, di reciproca "apertura" e conoscenza.

Immagino il primo passo di questo percorso. Immagino Enrico, in una mattina come tante, fermarsi all'ingresso del monastero, cercare il classico pulsante da premere, poi semplicemente tirare più volte la piccola corda  di una vecchia campanella in metallo. Quel suono limpido, antico e dimenticato, anche ora il solo modo per annunciare una visita dall'esterno. Immagino la sua incertezza in quei lunghi secondi prima di avere una risposta. Immagino l'iniziale imbarazzo nell'oltrepassare la porta subito chiusa alle sue spalle. Immagino il suo sguardo vagare curioso ed emozionato nel lungo corridoio all'ingresso, osservare l'atrio con giardino centrale illuminato dalla luce del sole a carezzare il porticato e le colonne creando ombre e geometrie che si fondono con le immagini sacre che sembrano osservarti e chiederti. Immagino tutto questo, ed immagino la sua sorpresa nel vedere, improvviso ed inatteso, il sorriso gentile e limpido della sorella che lo viene ad accogliere. Appena fuori, qualche metro soltanto, il centro della città a vivere la sua vita di sempre.

Il lavoro di Enrico è sempre meticoloso ed accurato. Il suo modo di narrare è solo la parte finale di una lunga preparazione fatta di studio e lavoro ad affiancarsi all'aspetto prettamente artistico.
Questo libro è la naturale prosecuzione di quanto già presentato nella mostra “Nel silenzio della luce “ (Duomo di Città di Castello, 18 Ottobre 2009). In effetti possiamo considerare la mostra stessa come la fase iniziale di un progetto più ampio che acquista ulteriore impulso, profondità e spessore e si concretizza infine in questa serie di fotografie sulla vita di clausura.
Al di là di tante definizioni,  Enrico vorrebbe far percepire la grandiosità e coraggio delle scelte fatte da queste donne, far capire come la loro vita, il loro appartenere ad un ordine, il loro seguire la Regola dell'ordine stesso non siano per nulla slegate o lontane da quella stessa città che le ospita e che con loro è cresciuta in una reciproca e positiva interdipendenza. Non più separazione, allora. Non più distanza, se non nell'accezione semplicistica di uno spazio confinato. Piuttosto, un abbraccio, quell'abbraccio che è poi la frase introduttiva al libro.

Il “viaggio” nella clausura è racchiuso nelle tr e sezioni distinte di cui si compone questo “Abbraccio”
La prima parte, la più vasta ed importante, è dedicata alla vita del convento e delle sorelle. Rigorosamente in BN, senza effetti particolari o facili esibizionismi fotografici, è un racconto discreto e intimo, sussurrato mi verrebbe da dire, che guida il lettore lungo l'intero percorso che Enrico stesso ha fatto quella prima volta. La fisicità degli spazi attraversati è accompagnata da una sensazione di spiritualità che difficilmente si riesce a descrivere a parole e deve solo essere percepita per il tramite delle immagini. 
Il viaggio si apre e si chiude con le foto della porta di ingresso al monastero. Punto di accesso all'inizio del viaggio, punto di uscita per tornare al mondo tradizionale, alla conclusione del viaggio stesso.
Tra le due immagini il percorso completo che abbraccia gli spazi di vita delle sorelle cappuccine, le reliquie della Santa, il museo dove sono conservati i suoi scritti e testimonianze. L'impressione di un concentrato di ricchezza storica, umana, religiosa. Questo quello che ho avvertito in un attimo nel breve periodo che ho potuto passare nel monastero insieme ad  Enrico prima di poter scrivere queste righe. E di nuovo avvertire quella stessa sensazione, amplificata, consolidata, più matura, nello sfogliare adesso questo libro, nel leggere le note scritte dalle sorelle, nel vedere come le mie sensazioni si fossero trasformate in fotografia e come queste fotografie agganciassero ulteriori percorsi emozionali, ricordi, considerazioni, apprezzamento.

Le due successive parti sono a colori e danno conto del fortissimo legame esistente, da sempre,  tra il monastero e la città. 
La seconda parte ha come oggetto la celebrazione, avvenuta nel 2010, dei 350 anni dalla morte di S. Veronica Giuliani. Questo anniversario ha avuto una grandissima risonanza a livello nazionale, coinvolgendo completamente la città e le istituzioni. Qui la protagonista è la gente, la città che si scopre orgogliosa di quanto quel convento rappresenta per essa, e di quanto sia amato. Un “abbraccio”, di nuovo.

La terza e ultima parte ci accompagna per mano nella festa dei bambini, celebrata il 10 Luglio di ogni anno, alla conclusione della Novena (30 Giugno – 9 Luglio). In questa occasione il monastero è aperto al pubblico, pur con le restrizioni che comporta per le sorelle cappuccine, tenute comunque a rispettare la regola da loro scelta e quindi a rimanere "defilate" rispetto all'afflusso dei fedeli. I protagonisti sono loro, i bambini, la vera ricchezza di ogni civiltà: di nuovo il monastero riscopre i suoi legami forti, indissolubili con la città, con la sua storia e, soprattutto, con il suo futuro.

Credo questo libro sia in grado di lasciare un'impronta significativa nella storia della città e del monastero. Credo anche che il lettore avvertirà l'importanza e la profondità di questo lavoro e ne apprezzerà i diversi livelli di lettura. Storia, spiritualità, bellezza formale, fascino di un mondo da scoprire: la personalità artistica dell'autore riesce, a mio avviso, a dare una visione a tutto tondo di questa esperienza. E a lasciare un segno.


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