Assisi è una metà che non tradisce mai. Te ne accorgi ogni volta che inizi a camminare per le sue strade strette, per i vicoli che si lasciano alle spalle il rumore dei giorni di festa e la ressa dei turisti. Te ne accorgi quando ti ritrovi in quella piazza che già conosci così bene e che però ti "prende" completamente per quella sua bellezza leggera e insieme violenta, per quel bianco e quei colori chiari accarezzati dalla luce del giorno e stagliati contro un cielo terso, per quella pietra rosata che sembra scaldare l'aria lei stessa. Dovessi dire, non conosco neppure uno dei nomi delle viuzze nelle quali mi piace perdermi la domenica mattina. Semplicemente mi trovo a camminare da solo in luoghi che nel giro di breve saranno davvero affollati e dai quali io semplicemente mi allontanerò. E' difficile credere come si riescano a trovare attimi di silenzio pure in questi luoghi così noti e così tanto frequentati. E' difficile credere come questi stessi luoghi assumano aspetti diversi proprio per la mancanza di quell'ingrediente altrimenti presente: la folla.
La piazza è un tutt'uno con la cattedrale, ne è parte essenziale, ne definisce lo spazio, le da aria e respiro, la carezza con le sue geometrie ed avvia lo sguardo verso di lei con la necessaria grazia, con l'eleganza e la pulizia dello spazio arricchito dai porticati che la percorrono, dai colori tiepidi, acquarellati, della campagna umbra sullo sfondo. La piazza vista dal basso, la piazza vista dall'alto. Una ulteriore dimensione di solito non concessa, è invece qui prepotente ed immediata. Due poli che si alternano alla vista e ripropongono la stessa realtà in forme ed aspetti diversi. Alto e basso, cielo e terra, osservazione distaccata delle geometrie della piazza interrotte e infiltrate dai passanti e dalle loro ombre, sguardo ammirato ai campanili che svettano contro il cielo azzurro, con gli occhi semichiusi dalla troppa luce. La doppia scalinata di pietra lucida e ruvida. Centro e confine tra i due mondi, linea fluida di separazione e insieme di unione. Il brusio delle persone è ancora di la da venire, al momento è solo una prospettiva conosciuta, un futuro che diverrà presente tra breve. Ma non ora, non adesso. Pochissimi passanti, silenzio intorno, rare auto. Un frate, un frate scalzo, una mattina di marzo. Da solo, A pregare e guardare il cielo. Non mi sembrava possibile, non aveva ragione d'essere. Eppure era lì. Nessuno intorno. Qualche minuto, in silenzio. Da solo. Poi via Sparito così come era venuto. La piazza, vuota, di nuovo. Comments are closed.
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AuthorStories and novels, stories and shades of words. Sapphire can be a voice, a whisper, a night talk. Colours in words, words merged and melted with pictures. Words as colours, words as shapes sometimes overlapping with the visual experience. A different way to see the world or, maybe, just the very same way using different tools and finding different paths. Archives
August 2020
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