Quando alzi lo sguardo al cielo, tutto assume un aspetto diverso. Quando alzi lo sguardo al cielo, ti allontani comunque dalla terra, provi una sorta di ebbrezza, come se stessi per volare, come se sentissi allentarsi il legame che ti trattiene a questa terra. Quando alzi lo sguardo verso il cielo, è la distesa uniforme di blu e bianco che ti fa sentire più leggero e in sintonia con il mondo. Il brusio della folla accompagnava l’immagine della cattedrale stagliata contro il cielo spruzzato di nuvole.
A tratti figure colorate si alternavano sulla ringhiera, scivolando via in direzioni opposte. Si affollavano gruppi di passanti, per poi fermarsi solo qualche attimo, come dovessero obbedire a qualche ordine impartito o seguissero un copione ogni volta ripetuto. A momenti solo il cielo azzurro rimaneva. Nessuno intorno, per lunghissimi istanti. Surreale immagine di un mondo sempre pieno di sorprese. Salire in silenzio la scalinata osservando distrattamente altri scendere. Occhi che si studiano per un breve istante, immagini che si creano nella mente attratte ed agganciate a qualcosa richiamato dal profondo, piccoli particolari a risvegliare ricordi e a fare associazioni. I tuoi passi sul selciato, i tuoi occhi a rispecchiare la vastità di questa piazza e i suoi punti focali. Lascia correre via l’ansia. Non considerare gli sguardi fin troppo sorridenti di tanti che ti vengono incontro. Assapora in silenzio quegli stessi attimi di silenzio che a tratti si impossessano della piazza, lasciali entrare dentro di te, lasciali scavare fin dentro la tua anima, lasciali entrare nelle pieghe recondite della tua mente dove solo tu sai, dove solo tu hai il potere di dire e fare, di conoscere e sognare. Ascolta il tepore dell’aria, sa darti cose che neppure puoi immaginare. Allunga la mano, tocca la pietra calda, carezzala e riscopri un senso dimenticato da troppo tempo. Il tocco della tua mano sa parlare e sa ascoltare. E’ il linguaggio del corpo, è la sua anima e la sua essenza più intima. Senti la rugosità della sua superficie, le piccole asperità che ne modellano il contorno e ne definiscono i confini, la sottile polvere che si raccoglie suoi tuoi polpastrelli e lascia un piccolo solco sulla pietra. Tocca con mano la fisicità del mondo. Non intelletto, non mente, non sovrastrutture ed immagini, metalinguaggi e ipotesi, teorie e supposizioni. L’immediato, certo, fisico tocco della carne e della pelle, il corpo nella sua essenza umana e materiale, nelle sue interazioni con tutto quello che è intorno. I sing the body electric. Comments are closed.
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AuthorStories and novels, stories and shades of words. Sapphire can be a voice, a whisper, a night talk. Colours in words, words merged and melted with pictures. Words as colours, words as shapes sometimes overlapping with the visual experience. A different way to see the world or, maybe, just the very same way using different tools and finding different paths. Archives
August 2020
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