In questi giorni di oblique criticità, dove il mondo strappato si torce su strade mai veramente credute possibili,
certezze si affacciano più crude di quanto si vorrebbe, è in questi giorni che stringo forte ciò che conta e sa contare, pur non volendolo. E' in questi giorni che piego con attenzione ogni gesto a colmare le distanze ora forzate da nuove esigenze E riscopro in piccole variazioni di luce e parole distribuite su reti ad alta velocità quel calore umano non quantificabile in termini numerici. Scostamenti e varianze rimangono a modellare altro da questo, ed è già molto A quest'infinito mi piace essere legato, ben più di quanto già non fossi Oltre gli angoli ristretti di strade vuote, e le finestre chiuse di case accatastate, c'è una vita nascosta e sospesa, in attesa di uscire e percorrere ancora le consuetudini del mondo. Voler credere ancora a ciò che sai non essere, a ciò che già ha dato e detto quello che doveva. As traces from other lives, as paces from a time with no name, I just wait for a new spin in this never ending game. Breathing deep the rough smell of the earth, the wet touch of the grass, the formless babbling of water, the blessed cold of the coldest winter, I embrace the sense and meaning of all the things. As a lullaby, all those fragments of sensations merge together into a single moment, overwhelming any other distraction or melody around. A lament maybe, or just a faint tune from nowhere, bouncing and echoing in my mind as so many other times. Let me alone now, 'cause I do not want to miss the hymn of this enchanted, grand orchestra singing the song of the life and rebirth
And which I am part of. Eri forte come l'acqua
O forse dovrei dire: sei forte come l'acqua Certe cose non cambiano, non se ne vanno Il tempo piuttosto le rafforza, ne esalta i tratti all'inizio solo accennati Le affina queste cose, e le tempra Sei forte come l'acqua, dicevo L'acqua che scava, lenta e paziente, Con il tocco di una sola goccia, ripetuto all'infinito. Rimbalza il suo eco tra le pareti umide e scure Tocca la pietra grigia, un attimo solo Tocca la pietra fredda, una forza neppure tale Tocca la pietra ruvida, subito scivola via L'acqua che scava, lenta e paziente Anfratti, gole, cunicoli, grotte. Il suo percorso, comunque. L'acqua che scava Ha il tempo dalla sua parte E sa aspettare Hai il tempo dalla tua parte, e non vuoi aspettare Ma sei forte come l'acqua E il tempo ti è amico. Ho vissuto, lo ammetto.
Ed ho amato, e ho vissuto e ho sognato e ho amato I giorni correvano veloci, ed io non me ne curavo. All'ombra di certezze granitiche scorrevano le piccolezze del mondo e le sue ansie di sempre. Appena accennate, le venature di grigio che di tanto in tanto si presentavano, diventavano esse stesse sfumature e toni in una tavolozza dove i colori sembravano inseguirsi senza limiti e regole. Ho vissuto, lo ammetto. Non ho modo di nasconderlo, né lo voglio fare Vorrei seguire le strade contorte che portano ai tuoi occhi.
Senza mappe e con indicazioni tanto imprecise quanto ambigue vorrei perdermi nel cercarti. Fiumi di silenzio austero, valli a stento riconosciute, lingue straniere, sorrisi di incomprensione, cortesia e indifferenza in ognuno degli sguardi che mi fissano senza ascoltare ciò che ho da dire. Ogni percorso interrotto, ogni via chiusa su se stessa in ogni labirinto che ogni volta ridisegna le sue regole e i suoi inganni. Dovrebbe esserci un uscita da qualche parte, dovrebbe esserci un'uscita che non sia la stessa entrata. Girare a vuoto, ripassare nello stesso luogo, riconoscerlo con sgomento, lasciarlo di nuovo per un nuovo giro senza garanzia alcuna. Di nuovo far mente locale e ripetere che è l'istinto a dover guidare, e non la ragione. Di nuovo chiedersi dove tu sia, e quale la strada che possa portarmi a te. Se solo questa luce di un giorno inatteso sapesse parlare al mondo come sta facendo al mio cuore distratto
Se solo questi rumori intorno sapessero unirsi alle parole che non riesco a dire e alle sensazioni perse prima ancora di avere un nome. Se solo sapessi prendere atto della necessità di non sapere né volere, così da non intaccare ciò che senza motivo evolve e cambia come se avesse una sua ragione ed un suo fine. Enumerare la sequenza di scontate proiezioni e previsioni, futuri in salsa rosa o prospettive da incubo, mescolare il tutto con la certezza dei numeri e la statistica da fine settimana uggioso, in altalena tra un'uscita serale al solito pub o un avventura nei vicoli neri di una città non più sicura. Se solo volessi dimenticare i miraggi eccessivi e contorti proposti ad ogni angolo di strada, suggeriti ad ogni fermata di tram, distillati ad arte in ogni monitor, pagina stampata, sorriso compiaciuto, proposta inattesa, conciliante colloquio. In asettiche stanze postmoderne, la verità è adagiata in comodi divani di classe. Annoiata osserva il mondo appena fuori dalla finestra, indifferente ai suoi colori ormai sbiaditi. Dalla finestra, luce e colori a inondare la stanza
Come acqua limpida di fiume di montagna, Si disperdono, si ricongiungono, rimbalzano, avvolgono, penetrano, Ogni angolo, ogni anfratto Creano lo spazio in cui lo sguardo si perde A cercare la storia del mondo già visto Delle stagioni eterne ora fuggite via Dei luoghi scoperti e poi scordati, Dei nomi così cari, E dei volti in cui specchiarsi e cercare risposte Forse solo illusioni, forse realtà. Il confine improbabile tra la percezione del mondo e la sua invenzione Tavolozza di forme accennate su cui stendere strati e strati di colore Colori morbidi, come il tempo che è passato Senza lasciare traccia Quel fiore osava germogliare con evidente insubordinazione e palese disprezzo della criticità dei tempi
Nonostante le raccomandazioni dei saggi, e i consigli a tenere un profilo basso e un atteggiamento consono alla gravità della situazione, lui perseverava senza incertezze nel voler proporre quelle sue forme fatte di armonia e colori garbati. Indifferente ed orgoglioso della sua bellezza incontaminata, ignaro dei commenti e critiche che lo accompagnavano, si mostrava nudo ed orgoglioso al mondo e al suo monotono grigiore. Nessuno badava a lui se non, di tanto in tanto, qualche bambino catturato dalla morbidezza di quei toni e dalla sua solitaria presenza. I sui occhi acerbi ancora capaci di brillare e cogliere d'istinto l'essenza di quell'estraneo che, senza chiedere alcun permesso, era venuto a ricordare la ricchezza dell'imprevisto, la forza del non atteso. Giurerei che anche qualche adulto fosse per un momento allontanato dalle contingeze e portato, almeno per un attimo, ad un livello di condivisione e comprensione ben differente. Giurerei di averne visto più d'uno rallentare il passo, distogliere lo sguardo tenuto fisso dalla fretta di una giornata di lavoro, e voltarsi quasi con sorpresa verso di lui, come fosse un amico ritrovato dopo tanto, o un ricordo di quelli che a volte prendono forma senza apparente motivo, e ti scaldano l'anima, e ti fanno uscire un sorriso. Giurerei d'averne visto più d'uno perdersi in quella parentesi imprevista. Ma labile era l'equilibrio, e brevissima la durata di quelle parentesi. Il mondo di sempre riprendeva la sua via e quel fiore, di chissà quale specie, rimaneva discretamente in disparte. A testimoniare la perenne solitudine della bellezza. Voglio l'aspro di una terra di confine, l'odore del mare all'alba, l'imprevisto del vento a cambiare progetti e destinazioni
Voglio Lo schiaffo delle onde, il tormento di una spiaggia bollente e dei suoi sassi a ferire i piedi nudi, il silenzio delle notti d'estate inquinate di stelle e d'amore. La sensazione indefinibile della rugiada in un prato quando ancora il giorno deve scrollarsi la notte di dosso, la vertigine di uno sguardo che penetra l'anima, il brivido lungo la schiena di un'emozione inattesa e la confusione che questa lascia dopo aver frantumato ogni senso comune Vengo da terre aspre, coltivate e sopportate con fiero orgoglio e mesta consuetudine.
Caparbie esperienze di altri in giorni lunghi e storie contadine Un paese spezzato e con pazienza ricostruito Porto con me le storie di mille e forse più, sconosciuti e dimenticati al metro della storia eppure solidi come roccia, forti come le piogge in inverno, gentili come la brezza leggera che muove il grano a giugno Da costoro vorrei aver imparato, a costoro devo con orgoglio ciò che sono e ciò che ho voluto non essere |
AuthorStories and novels, stories and shades of words. Sapphire can be a voice, a whisper, a night talk. Colours in words, words merged and melted with pictures. Words as colours, words as shapes sometimes overlapping with the visual experience. A different way to see the world or, maybe, just the very same way using different tools and finding different paths. Archives
December 2020
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