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L'attenzione che manca

14/9/2015

 
Picture
Improvviso il rumore del vento. Voce roca subito smorzata, colpo di frusta nel buio della notte, sibilo cupo avvinghiato su se stesso a rincorrere la luna.
Improvviso il silenzio.  Ad esplodere nella stanza ripiena di confortevoli beni di vita quotidiana, materiali ed oggetti high tech confusi con mucchi di carta e stampe, foto e lettere, snack invecchiati sul tavolo, hard disk da ripulire, cavi usb intrecciati tra loro, un caffè ancora caldo.
A tratti, minuscoli estranei rumori si insinuano inquieti tra i due attori di questo colloquio senza ragioni ne motivi. Un mondo esterno che pulsa e vibra appena dietro le finestre. Una strada principale, alter secondarie. Flussi di vita anonima in direzioni opposte. Connessioni internet ad attraversare virtualmente questo mondo allargandolo e rendendolo fluido e on demand. Tre, quattro, dieci finestre aperte su argomenti diversi. Tutte insieme a parlare di nulla, ad approfondire minimali dettagli che mancano sempre il punto, che rendono tanto più forte la sensazione di apprendere, conoscere, scoprire quanto più si attardano a discutere del sesso degli angeli.
Il vuoto è quello che rimane. Civiltà alla deriva per eccesso di sicurezza e nessun riferimento. Frasi fatte e senso comune per vedere ciò che si vuol vedere, buoni propositi ed ottime intenzioni in un mondo che non esiste al di fuori della propria testa, decisioni troppo difficili arginate da logorroiche soluzioni colorate con fantasia e nessun realismo.
Amara è la consapevolezza dell'inganno, aspra la sensazione di una illusione ormai caduta ma ancora non vista. In fondo è sufficiente voltarsi altrove per credere che tutto sia come prima.
Il caffè è ormai freddo. Meglio uscire e andare in qualche locale in città.
Musica di sottofondo ed energia fine a se stessa. Godersi la vita senza farsi troppi problemi ne giri mentali, dicono, è quanto serve.
Eppure la storia in movimento chiede attenzione. E non ammette distrazioni.


..Siamo vissuti noi, volubile schiatta,
in case che credemmo indistruttibili
(così abbiamo costruito i lunghi edifici dell’isola di Manhattan e le antenne sottili che attraversano l’Atlantico).
Di queste città resterà: il vento che le attraversa!
La casa rallegra il mangione: è lui che la vuota.
Sappiamo di essere effimeri e dopo di noi ci sarà: niente degno di nota.

“Del povero B.B”, Bertold Brecht


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    ​Stories and novels, stories and shades of words. Sapphire can be a voice, a whisper, a night talk.  Colours in words, words merged and melted with pictures. Words as colours, words as shapes sometimes overlapping with the visual experience.  A different way to see the world or, maybe, just the very same way using different tools and finding different paths. ​

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