Più pigro del solito era il mattino. Più incerto, più lento, più ovattato. Il rumore della pioggia appena si avvertiva sui vetri, i suoni della città erano ancora dei sussulti, dei singulti isolati e timidi.
Di tanto in tanto si avvertivano, si facevano sentire, quasi ostinati, respingendo lontano il silenzio di questa nuova alba invernale. Tutto era in ordine e, in ordine, partecipava al consueto rito che segna il risveglio e l’aggancio, il primo aggancio, alla realtà di un nuovo giorno di vita. La pioggia ha un proprio ruolo ben definito ed importante. Non potrebbe essere altrimenti in questa periodo. Il tepore della camera e le prime auto appena fuori dalla finestra definiscono il contrasto di questo primo lembo di tempo etichettato e scandito dalle lancette dell’orologio. Il risveglio è solo il primo, marginale contatto con se stessi, appena reduci da una differente dimensione in cui ogni cosa pareva galleggiare e fluire e cambiare secondo regole tanto elastiche quanto imprevedibili. A pensarci bene il mattino, ognuno di essi, è diverso dall’altro. Non importa che ci siano le stesse auto fuori, gli stessi orari da rispettare, la consueta pioggia. Ogni mattino è diverso perché ogni notte è diversa. Perché ogni mare di ogni notte è diverso . E lascia le sue tracce sulle spiagge umide e fredde di ogni nuovo mattino. E lascia le sue conchiglie rotte e colorate, grandi e piccole, di ogni forma e dimensione, nel punto in cui la risacca dei sogni perde la sua voce e si allontana urlando per lasciare spazio alla ragionevole consapevolezza della luce dell’alba. Ogni mattino è diverso perché in lui puoi trovare ogni volta i resti delle sue notti, quei regali inattesi e a volte, il più delle volte, totalmente indecifrabili ed enigmatici, così assurdi se visti con gli occhi della ragione e la luce del sole. Comments are closed.
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August 2020
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