Quella sera Brian uscì per le strade già umide della città. Dietro di lui, ben chiuso in casa, aveva lasciato il senso della vita e le sue solite domande fuori luogo.
Ben chiuso, da solo, al caldo, per una volta tanto non avrebbe turbato i suoi pensieri con la sua continua inquietudine, con quell’ansia, quella insofferenza e tedio capace di allontanare qualsiasi tentativo di armonia tra lui e il resto del mondo. L'aria era già fredda e anticipava l'autunno ormai alle porte. Le luci delle vie, seppur viste così tante volte, sembravano quella sera essere in qualche modo esse stesse partecipi di un giorno diverso dagli altri, un giorno che nel ristretto ambito della sua sequenza temporale era stato capace di incanalare e incastonare delle scelte, dei barlumi di desiderio, degli indizi di un futuro ancora da costruire ma che di sicuro, in un modo o nell'altro, da quel giorno partiva. Stranamente le mille domande senza risposta, o meglio, con troppe risposte, quella sera cadevano da sole senza lasciare alcuno strascico, senza rumore e senza forza. Quasi fossero foglie ormai ingiallite e morte che fluttuavano leggere nell'aria, senza fretta, senza una destinazione e una meta precisa se non, presto o tardi, il terreno umido che le aspettava come un evidente destino. Una dopo l'altra, ad ammucchiarsi per un attimo prima di essere spazzate via da un improvviso alito di vento. Senza storia, senza spessore si disperdevano di nuovo nell'aria fredda, si rincorrevano e di nuovo si adagiavano in terra creando disegni e forme ogni volta diversi. E quella sera l'aria era si più fredda ma certamente in qualche modo più leggera. La sua voce cristallina si avvolgeva frenetica sui pendii impervi e difficili della sua anima, silenziosa e solitaria. Si adagiava, quella sensazione, e lo cullava con la spavalderia e insieme innocenza di un bambino che non ha ancora conosciuto il senso e la dimensione del tempo. Camminando non prestava particolare attenzione a quell'insieme di umanità che normalmente riempie le vie della città e le da vita. In qualche modo gli era anche indifferente la sporcizia dei vicoli, l'andare trasandato e vuoto di tanti giovani con pessimi tatuaggi e troppa birra in corpo. Il loro vociare, le risate sguaiate, le espressioni eccessive. Così come, per contro, il silenzioso e quasi mesto andare di coppie avanti con gli anni, il loro procedere rassegnato, lo sguardo disincantato e stanco, gli occhi spesso bassi. Il traffico di sempre creava addensamenti di auto ai semafori e rallentamenti agli incroci. Nuvole di vapori di scarico si alzavano lente al ritmo dei movimenti impacciati delle auto. Una danza a passo d'uomo sotto i colori elettrici delle luci artificiali. Lontano, senza apparente direzione, sirene della polizia tagliavano l'aria e lasciavano intendere storie di altro spessore. Si fermò un attimo ad osservare. C'era qualcosa di grandioso, di immensamente lirico in quello che aveva davanti agli occhi. Il caos del mondo, la vita, i destini di ogni singolo uomo in quel momento incasellati e impacchettati all'angolo della strada. Direzioni e prospettive completamente diverse o perfettamente eguali, per qualche ora costrette a sfiorarsi e guardarsi da vicino, quasi a toccarsi senza riconoscersi. Il tempo di oltrepassare l'incrocio, il tempo di superare questa momentanea barriera, e ciascuno avrebbe ripreso la propria strada senza avere memoria di quel momento. Comments are closed.
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AuthorStories and novels, stories and shades of words. Sapphire can be a voice, a whisper, a night talk. Colours in words, words merged and melted with pictures. Words as colours, words as shapes sometimes overlapping with the visual experience. A different way to see the world or, maybe, just the very same way using different tools and finding different paths. Archives
December 2021
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